Nelle pieghe di un futuro insidiosamente prossimo, si dipana la tela di "Spiderhead" (2022), un racconto distopico che svela un orizzonte inquietante dove giustizia e etica si confondono tra i corridoi sterili di una prigione fuori dal comune. Qui, i detenuti non languiscono in celle anguste, bensì divengono cavie umane in una sperimentazione farmaceutica di frontiera, dove il prezzo della redenzione si misura in dosi di dubbia moralità.
Al centro della narrazione vi è un detenuto che si ritrova, suo malgrado, protagonista di un esperimento che scava nelle profondità dell'animo umano. Gli viene somministrato un farmaco rivoluzionario, capace di evocare l'emozione più complessa e travolgente: l'amore. Ogni battito del suo cuore è amplificato da una chimica potente che lo travolge, portandolo a sondare gli abissi di sentimenti tanto intensi quanto artificiali.
Ma mentre l'eco di questo amore sintetico risuona nelle sue vene, il dubbio lo attanaglia: le emozioni che lo sconvolgono sono autentiche o semplici illusioni indotte da quelle pillole? La ricerca della verità si fa impellente, così il detenuto intraprende un cammino ardito per sciogliere le catene di questa passione fabbricata, sfidando i suoi carcerieri e le sue stesse certezze.
"Spiderhead" è un viaggio avvincente che interroga i confini dell'amore, della morale e delle terribili potenzialità che il futuro potrebbe riservare, lasciando lo spettatore a riflettere: in un mondo dove gli affetti possono essere creati in laboratorio, cos'è rimasto dell'essenza umana?