Baghban (2003)

Raj Malhotra e Pooja, conosciuti affettuosamente come Raju e Pooja, hanno tessuto per oltre quarant'anni il caldo manto di una famiglia vibrante, vedendo crescere quattro figli in un nido colmo d'amore e sacrifici. Mentre Raju, un diligente contabile di banca, s'incammina verso il meritato riposo della pensione, sogni dorati di serenità familiare danzano nella sua mente. Immagina di gustare l'autunno della vita avvolto nell'affetto dei suoi figli, quelli stessi che lui e Pooja hanno cresciuto con infinite cure, plasmandoli in uomini indipendenti e di successo. Ma come foglie portate via da un vento capriccioso, la realtà si rivela ben diversa. I figli, ora adulti e assorti nelle loro vite, percepiscono la presenza dei genitori non più come un dono, ma come un peso. La trama familiare, un tempo fitta e robusta, inizia a sfilacciarsi, lasciando Raj e Pooja in un inaspettato limbo di solitudine e incomprensione. Proprio quando il buio sembra avvolgerli, Alok, il loro figlio adottivo, ricambia il mare d'amore con cui è stato cresciuto. Tornato dall'estero insieme alla moglie, si erge quale faro di devozione, pronto a ricucire le lacerazioni apportate all'anima di Raj e Pooja, offrendo loro l'affetto e il rispetto negato dai loro figli biologici. "Baghban" si fa tessitore di emozioni, dipanando un racconto di speranza e riconciliazione. Ma i fili del pentimento riusciranno a ricongiungere ciò che è stato spezzato? E i figli, smarriti nel proprio egoismo, torneranno a riconoscere il valore inestimabile dell'amore genitoriale? Un film che intreccia le sfumature dell'esistenza, ricordandoci che l'essenza della famiglia non si misura nei momenti di prosperità, ma nell'abbraccio che resta quando tutto il resto svanisce.