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Il marchio di sangue (2012)

“Branded”

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Trama

Mosca, 2017: una metropoli pulsante dove il potere aziendale si erge come un nuovo totem della modernità. Qui incontriamo Misha, un carismatico esecutivo di marketing, il cui nome è diventato sinonimo di successo nel feroce mercato delle marche occidentali, in una Russia post-comunista affamata di consumismo. La sua scalata al vertice è un insieme di sogni e ambizioni, frutto di una narrazione quasi documentaristica che non risparmia ombre e crudezze. La storia di Misha però prende una piega oscura quando la morte tragica di una ragazza in sovrappeso, vittima della chirurgia plastica e della ricerca ossessiva di un inarrivabile canone di bellezza, lo colpisce profondamente. Questo evento funesto apre gli occhi del protagonista su una realtà allarmante, simboleggiata da un'immagine che lo perseguiterà: il sacrificio surreale di una giovenca. Tormentato da visioni enigmatiche, Misha inizia a percepire gli effetti perversi delle marche, non più semplici icone di status ma burattinai che manovrano i fili della società con sinistra maestria. Queste apparizioni, simili a rivelazioni di una verità nascosta, diventano il faro che guida Misha nel suo nuovo percorso. La trama si snoda attraverso la lotta interna del protagonista: distruggere il culto delle marche globali, considerato una manipolazione sacrilega, o promuovere l'etica del libero mercato, sfidando i monopoli e propugnando una competizione all'occidentale? Misha si ritrova così a combattere contro forze invisibili che tessono le trame del mondo corporativo, in un confronto epico che si delinea nei recessi ombrosi dei loghi aziendali. "Il marchio di sangue" è un viaggio adrenalinico in un futuro dove la disillusione diventa merce di scambio, la verità si trasforma in arma e le linee di battaglia si celano dietro le facciate laccate dell'immagine di marca. Un thriller che invita lo spettatore a interrogarsi: qual è il vero volto del potere, e cosa siamo disposti a sacrificare sull'altare del progresso?