La signora ammazzatutti (1994)

Nel cuore della periferia di Baltimora si dipana la vita dei Sutphin, emblema di quella rispettabilità americana da cartolina. Eugene, il padre dentista, e Beverly, madre casalinga e incarnazione vivente delle madri televisive degli anni '50, insieme ai loro figli adolescenti, la vivace Misty, amante dei mercatini, e Chip, devoto del cinema horror, compongono questo quadretto familiare in apparenza immacolato. Ma ogni paradiso ha il suo serpente, e nella quiete di questi sobborghi inizia a serpeggiare un'inquietudine quando la vicina Dottie Hinkle diventa bersaglio di telefonate oscene. La tranquillità si trasforma in sospetto quando una serie di inquietanti omicidi comincia a scuotere la comunità. Mentre il conteggio delle vittime si alza, i sussurri si diffondono, e il dito accusatore si muove, quasi incredulo, verso la dolce Beverly. Si mormora che non sia solo la voce dietro le telefonate, ma anche la mente degli omicidi che colpiscono chiunque osi turbare l'armonia del suo nido familiare. Beverly, di fronte a tali atrocità, risponde con un riso che sa di sfida, respingendo le accuse come calunnie prive di fondamento. Ma man mano che le prove crescono, anche i suoi cari iniziano a dubitare, trascinando la famiglia in un vortice dove il macabro e l'assurdo si confondono. I Sutphin, tuttavia, non si lasciano intimidire, e cavalcano l'onda della notorietà emergente, cercando di mantenere intatto il loro mondo di facciata. Nel turbine di caos che si scatena, Beverly si erge inalterata, convinta che la sua innocenza trionferà sulle accuse macabre che le vengono rivolte. Ma con la polizia sempre più vicina a scoprire la verità, il fragile equilibrio di questa famiglia modello è in bilico, minacciando di infrangere la loro perfetta facciata suburbana. Riusciranno i Sutphin a mantenere la loro illusione di perfezione o il loro mondo perfetto si sgretolerà, rivelando ciò che si nasconde dietro la maschera della normalità? "La signora ammazzatutti" è una sinfonia nera che gioca sulle corde della satira, ricordandoci che, a volte, i mostri più terrifianti sono quelli vestiti da persone normali.