Synecdoche, New York (2008)

Nelle cupe luci di Broadway, Caden Cotard, acclamato regista teatrale, si immerge in un progetto senza precedenti, mosso dal desiderio di plasmare un'opera di ineguagliabile realismo e intimità: una rappresentazione di New York City in scala ridotta, ospitata nell'anonimo guscio di un magazzino. Con la sicurezza fornita da una prestigiosa borsa di studio, Cotard inizia a costruire la sua visione, attirando nella sua tela attori che impersonano la vita quotidiana con un'attenzione quasi ossessiva al dettaglio. Mentre il microcosmo cresce, proliferando in un labirinto di strade e storie, la vita di Caden scivola via dai binari della realtà. L'ombra della sua ex moglie, una pittrice di fama che lo ha abbandonato per gli splendori artistici di Berlino, e la lontananza dalla figlia Olive, cresciuta in una terra straniera, si fondono con le sue difficoltà crescenti: un matrimonio in frantumi, una salute che lo tradisce giorno dopo giorno, e un'analista più interessata alla promozione del suo libro che alle sue angosce. L'arrivo di Sammy Barnathan, l'attore scelto per impersonare Caden all'interno del suo stesso spettacolo, porta all'acutizzarsi di una crisi d'identità, mentre la linea tra realtà e finzione si sfuma in un gioco di specchi sempre più vertiginoso. Il suo capolavoro artistico diventa un labirinto esistenziale in cui il tempo scorre inesorabile, le relazioni si complessificano e il confine tra arte e vita si annebbia. La trama di "Synecdoche, New York" si snoda come un sogno dentro un sogno, dove il teatro diventa metafora della vita, e la vita si svolge sul palcoscenico di un teatro. Un film che sfida lo spettatore a districarsi tra le pieghe di una realtà che si rinnova e si distrugge, invitandolo a riflettere sulla natura dell'esistenza, dell'amore e della creatività.