Oscar insanguinato (1973)

Nel cuore di Londra, sotto le luci sbiadite del palcoscenico, Edward Kendal Sheridan Lionheart, interpretato dal carismatico Vincent Price, regna come un'icona shakespeariana. La sua arte, un tempo celeste, grida vendetta quando l'ambita statuetta del "Miglior Attore" sfugge dalle sue mani consacrate per adornare quelle di un novello astro nascente. Il teatro si evolve, ma Lionheart ne rimane prigioniero, ignorato e tradito. Sconfitto e con l'orgoglio infranto, Lionheart affronta il circolo dei critici, ma le sue suppliche drammatiche si infrangono contro un muro di indifferenza. Il suo destino sembra sigillato da un salto disperato nelle acque oscure del Tamigi, ma ciò che la società ritiene un tragico epilogo si rivela un sipario ancora alzato. Salvato dagli emarginati e nutrito di amaro disincanto, il "defunto" attore tesse nell'ombra il suo sinistro ritorno. Come un fantasma emergente da un passato glorioso, Lionheart ritorna per onorare Shakespeare in un modo che il Bardo non avrebbe mai osato immaginare. I critici, un tempo giudici del suo destino, diventano inconsapevoli protagonisti in una rassegna mortale di scene tratte dal loro teatro preferito. Ogni atto di vendetta s'intreccia alla perfezione con gli intramontabili drammi di Shakespeare, in un gioco macabro in cui la recitazione diventa estremamente letale. Al suo fianco, la leale e devota Edwina, interpretata da Dame Diana Rigg, che incarna la devozione filiale con una sfumatura di oscuro mistero. Un cast di caratteristi britannici del calibro di Ian Hendry, Sir Michael Hordern, Dennis Price, Robert Morley e Arthur Lowe dà vita a questo tetro carosello. "Oscar insanguinato" (Theatre of Blood) è un sofisticato dramma dall'humor nero, un inno alla vendetta che si veste di grande teatro e ironia sanguinaria. Un viaggio cinematografico per amanti del genere, che intreccia la maestria della recitazione classica con il brivido del grottesco. Siete pronti a scoprire fino a dove può spingersi un attore quando il palcoscenico della vita diventa il teatro della morte?