Bronson (2008)

Nel grigiore dell'Inghilterra degli anni '70, Michael Peterson, giovane di 19 anni dal temperamento focoso e dalla mente brulicante di sogni audaci, decide che è giunto il momento di lasciare un'impronta nel mondo. Armato di una rudimentale fucile a canne mozze, si lancia in un'azione destinata a far parlare di sé: una rapina a un ufficio postale. Ma l'impeto giovanile incontra ben presto la dura realtà del sistema penitenziario: condannato a sette anni di reclusione, Michael si ritrova inghiottito in un vortice che lo terrà dietro le sbarre ben oltre il previsto—34 anni di vita in cella, di cui trenta in un'isolata solitudine. Lungo questo viaggio buio, il ragazzino intraprendente che era Michael Peterson si dissolve lentamente, lasciando emergere una figura controversa, una sorta di alter ego carismatico e pericoloso: Charles Bronson. Tra le mura di un carcere che lo vorrebbe schiacciare, Bronson si trasforma in una forza della natura, un fulcro di violenza ed eccentricità che lo rende un personaggio celebre in tutta la Gran Bretagna e un insolito simbolo della lotta per la riforma carceraria. "Bronson" è un intreccio di dramma e critica, un viaggio dentro la mente di un uomo che ha trasformato la brutalità in una forma di arte quasi scenica, portando lo spettatore a riflettere sul confine sfumato tra la ricerca di fama e l'individuo, tra il sistema punitivo e il bisogno di espressione personale. Un ritratto sfaccettato che oscilla tra la condanna di una società ossessionata dalle celebrità e il racconto viscerale di una vita consumata all'ombra delle barre.