Nanuk l'eschimese (1922)

Nel cuore incontaminato delle lande artiche del Canada, "Nanuk l'eschimese" narra la vita di Nanuk, un Inuit, e della sua famiglia, gli Itivimuits. Questo documentario pionieristico ci immerge nell'immensa tela di una regione remota, simile per estensione all'Inghilterra, situata sulle rive orientali della Baia di Hudson, dove l'essere umano e la natura intrecciano un'esistenza di reciproco rispetto. Le stagioni scandiscono i ritmi di una vita nomade: l'estate vede Nanuk e i suoi viaggiare attraverso le acque in kayak, mentre l'inverno trasforma il paesaggio in un frenetico via vai di slitte trainate da cani. Raramente incrociando la strada dei mercanti della "civiltà occidentale", gli Itivimuits conducono una vita di sussistenza, dove cacciare e pescare non sono semplici attività, ma veri e propri riti di sopravvivenza. Dal mare raccolgono i doni di salmone, foca e tricheco, e dalla terra quelli di volpe bianca, orso polare e cervo. Il ghiaccio dell'inverno si innalza come un muro tra loro e le risorse acquatiche, ma la stessa barriera si trasforma in un prezioso alleato, offrendo il materiale necessario per l'edificazione delle igloo, rifugi temporanei contro le intemperie del clima. "Nanuk l'eschimese" documenta un anno nella vita di questa straordinaria famiglia, mostrando le loro tecniche di scambio, caccia, pesca e i movimenti migratori. Un tesoro antropologico che testimonia l'esistenziale lontananza di un popolo dai confini della tecnologia industriale, il film rivela la loro tenacia, adattabilità e profonda connessione con la terra, offrendo uno sguardo ipnotico su un mondo che il tempo ha dimenticato.