Quinto potere (1976)

Nella turbolenta arena dei media degli anni '70, la rete televisiva UBS si dibatte nell'ultima posizione della classifica, e Howard Beale, il suo veterano anchorman, sta attraversando un momento di profonda crisi personale e professionale. Con l'audience in caduta libera, la notizia del suo licenziamento sembra il colpo di grazia per la sua carriera. Ma quando, in diretta TV, Howard annuncia il suo spettacolare e tragico piano per la trasmissione successiva, l'intera nazione si blocca davanti allo schermo. La reazione del pubblico è inaspettata. L'ira e la disillusione di Howard riecheggiano nei cuori degli spettatori, trasformando il suo sfogo in un inatteso catalizzatore di ascolti. Intravvedendo una vena d'oro nella follia di Beale, la giovane e ambiziosa vicepresidente della programmazione, Diana Christensen, decide di cavalcare l'onda utilizzando Howard per sfondare il muro dell'omologazione televisiva. Nel bel mezzo di questo tumulto, si sviluppa una complicata relazione fra la cinica Diana e l'integerrimo Max Schumacher, amico di lunga data di Beale e capo del dipartimento delle notizie, che si trova a lottare per preservare la dignità del giornalismo. Il "Quinto potere" si avventura così in un gioco pericoloso in cui la realtà e lo spettacolo si confondono, e dove la verità sembra essere l'unico elemento sacrificabile sull'altare dell'audience. In questo teatro dell'assurdo mediatico, una domanda rimane sospesa: può la voce di un uomo diventare il grido di un'intera nazione disillusa? L'ascesa di Howard Beale diverrà leggenda o tragedia? La risposta si cela tra le pieghe di un'epoca in cui la TV non è solo un mezzo di intrattenimento, ma lo specchio di una società in cerca di salvezza.