Il processo (1962)

Josef K., assistente direttivo all'interno di una sterminata e impersonale azienda, vede la monotonia della sua esistenza andare in frantumi quando, una mattina, viene svegliato dall'irruzione di tre uomini nella sua abitazione. Questi strani visitatori, senza rivelare la loro identità né l'accusa specifica, gli annunciano che è sotto arresto. Liberato ma sospeso in un limbo burocratico, Josef si ritrova a dover seguire il corso della sua vita quotidiana, ora segnata da kafkiane visite a una commissione giudiziaria che sembra giocare con il suo destino come un gatto con un topo. Tra i corridoi della sua azienda, Josef avverte lo sguardo inquisitore dei suoi stessi colleghi, testimoni silenziosi della sua situazione. La paranoia cresce quando si rende conto che tra quelli che lo hanno arrestato ci sono volti non del tutto sconosciuti. L'ombra del sospetto si estende anche alla sua vicina di casa, la misteriosa e seducente Miss Burstner, una ballerina di nightclub che sembra avere un ruolo in questo intricato intreccio. La lotta per mantenere intatto il suo desiderio nei confronti della donna si intreccia con la paura di veder compromessa la sua immagine agli occhi di lei. Il suo zio, venuto a conoscenza del caso, decide di intervenire ingaggiando Mr. Hastler, un avvocato di grido, nella speranza di scortare Josef fuori dal labirinto giudiziario che lo sta inghiottendo. Durante questo viaggio attraverso un sistema legale impenetrabile, Josef incontra possibili alleati, tra cui tre donne: la misteriosa Leni, amante dell'avvocato; Hilda, sposa di un guardiano della commissione; e la giovane e innocente Irmie, sua cugina. Ogni incontro è un enigma, ogni aiuto una potenziale insidia. Mentre Josef cerca disperatamente di districarsi nella tela di un processo senza volto né ragione, ogni tentativo di trovare chiarezza lo fa sprofondare ancor più in un incubo senza uscita. Il suo è un percorso in un mondo dove l'unico verdetto certo sembra essere la perpetua incertezza del processo in sé. Intrappolato in questo sogno (o sarebbe meglio dire incubo?) burocratico, Josef K. diviene l'eroe involontario di una storia che sfida il lettore a comprendere quanto sia labile il confine tra realtà e assurdo.