Quattro delitti in allegria (1994)

Nel luccicante epicentro del Festival di Cannes, dove i riflettori solitamente illuminano le stelle del grande schermo, si trova Odile Deray, un'addetta stampa alle prese con una missione quasi disperata: far parlare del suo film, "Red is Dead", un B-movie così scadente da essere snobbato dall'élite cinematografica. La sua promozione sembra avviata verso un inevitabile fallimento finché, in un inquietante colpo di scena, la realtà inizia a replicare la finzione in modo spaventosamente letterale. Come se richiamati da un copione scritto nella penombra, gli addetti alla proiezione del film cominciano a fare una fine tragica, assassinati uno ad uno nell'identico stile del villain di "Red is Dead", con un'arma tanto simbolica quanto macabra: falce e martello. La stampa, prima indifferente, ora si ritrova catturata da un vortice di morbosa curiosità, e i fasti di Cannes si tuffano nell'oscuro fascino di questi eventi. Man mano che le vittime si accumulano, la polizia è costretta ad intervenire, inviando sul campo il serio e impenetrabile Serge Karamazov per proteggere chi ancora non è caduto sotto la morsa dell'assassino. Nel frattempo, l'interesse per "Red is Dead" esplode: il film, un tempo oggetto di derisione, diventa improvvisamente un fenomeno, attirando folle desiderose di sfiorare il brivido della morte dal conforto delle loro poltrone. "Quattro delitti in allegria" è un intricato tango tra la commedia e l'orrore, una pellicola che riesce ad amalgamare satira e suspense, facendo emergere una B-movie dalle ceneri del disprezzo per trasformarlo nel fulcro di una città presa dal terrore. Un'esperienza cinematografica che sovverte le aspettative, intrecciando abilmente la finzione con la crudele e imprevedibile realtà.