I vivi e i morti (1960)

Nelle nebbie di un passato oscuro e tormentato, Philip Winthrop attraversa un percorso carico di trepidazione, giungendo infine alla tetra dimora degli Usher, un luogo che sembra sussurrare segreti e disperazione. In cerca dell'amata Madeline Usher, Philip si scontra con un'accoglienza gelida che presagisce un destino infausto. La presenza del fratello di Madeline, Roderick, uomo dall'aspetto torbido e dagli strani malessere, aggrava un'atmosfera già di per sé funesta. I frutti avvelenati di un inquietante maleficio familiare avviluppano i fratelli Usher: Roderick è assediato da una sensibilità acuta e tormentosa, mentre Madeline è intrappolata in uno stato catatonico, come sospesa tra vita e morte. Roderick, con riluttanza, lascia cadere il velo su una verità inquietante: una sinistra eredità che condanna chiunque nasca sotto il cognome Usher a un'esistenza di follia e una morte orribile. La dimora stessa sembra partecipare a questo macabro valzer di malinconie; i suoi corridoi labirintici echeggiano i lamenti di coloro che il maleficio ha già consumato. L'antica maledizione degli Usher sembra permeare ogni pietra, intessendo una trama di terrore e disperazione. Philip si trova a dover navigare in questo mare di realtà agghiacciante, dove l'amore per Madeline si scontra con l'orrore che il maleficio degli Usher potrebbe estendersi anche a lui. In un gioco labile tra affetto e paura, gli eventi si precipitano verso un apice tanto spaventoso quanto ineluttabile. La casa degli Usher rimane un monito all'inesorabile potere distruttivo dei maledizioni familiari, una manifestazione inquietante del male che si annida nell'apparentemente familiare.