Smiley (2012)

In "Smiley", il sipario si alza su Ashley, una studentessa universitaria che cerca di rimarginare le ferite lasciate dalla recente scomparsa della madre. Apripista di un nuovo capitolo esistenziale, si trasferisce in un appartamento vicino al campus, condividendone gli spazi con la sua affascinante coinquilina Proxy. Quest'ultima, nel tentativo di aiutare Ashley ad ambientarsi, la introduce nell'effervescente vita studentesca, un mondo di feste e di compagni dalle personalità più disparate. È in questo vortice di nuove esperienze che Ashley viene a conoscenza di una leggenda metropolitana tanto oscura quanto inquietante: l'esistenza di un assassino digitale, noto semplicemente come "Smiley". Si racconta che questo killer virtuale colpisca chiunque osi digitare tre volte la fatidica frase "I did it for the lulz" su internet. Spinte da una miscela di curiosità e scetticismo, Ashley e Proxy decidono di sfidare la leggenda, una scelta che le trascinerà in una spirale di conseguenze terrificanti. La realtà di Ashley inizia a distorcere sotto il peso della paranoia. Smiley sembra inseguirla ovunque, un fantasma implacabile che incide la paura in ogni suo istante. Colta dal dubbio che il killer nato nella rete la stia effettivamente braccando, Ashley si trova a combattere contro il muro di incredulità dei suoi amici, che attribuiscono le sue visioni al suo disturbo bipolare. Ma una domanda continua a ardere nella sua mente: Smiley è una minaccia tangibile o è lei a perdere il contatto con la realtà? È possibile che abbiano liberato questo presunto mito dalla dimensione digitale a quella reale? "Smiley" è un viaggio elettrizzante che sfuma il confine tra il virtuale e il reale, tra sanità mentale e follia, costringendo lo spettatore a mettere in discussione i limiti della propria realtà.