La condizione umana: Parte I - Nessun amore è più grande (1959)

Nella turbolenza della Seconda Guerra Mondiale, la vicenda umana e commovente di Kaji, un giovane giapponese animato da un profondo pacifismo e ideali umanistici, si snoda attraverso le fredde e distanti terre della Manciuria. Con la speranza di eludere il richiamo alle armi, parte insieme alla moglie Michiko verso il villaggio di Loh Hu Liong per assumere il ruolo di supervisore in una miniera di ferro. Lì, Kaji si impegna a rivoluzionare il sistema lavorativo, instaurando condizioni più eque per i lavoratori e incrementando la produttività. Tuttavia, l'equilibrio raggiunto si incrina con l'arrivo di seicento prigionieri di guerra cinesi, scortati dai temibili Kempetai, la polizia militare dell'Esercito Imperiale Giapponese. Kaji si ritrova a tessere una rete di negoziazioni con i leader dei prigionieri, cercando di preservare l'ordine e la pace all'interno del campo. Ma le sue azioni, benché mosse da nobili intenti, scuotono le fondamenta di un sistema corrotto, attirando su di sé le ire dell’infido caposquadra Furuya. Un complotto per sabotare il sistema elettrico della miniera, architettato da Furuya e dal naïf Chen, scatena una tragica serie di eventi. Sette prigionieri, falsamente accusati di tentato fuga, subiscono l'atroce destino di essere decapitati da un sergente dei Kempetai senza pietà. La ferma protesta di Kaji contro questa barbara giustizia lo porta ad essere arrestato e torturato. Rilasciato dalle grinfie della tortura, ma non dalle catene del destino, Kaji si trova ad affrontare la realtà che tanto aveva cercato di evitare: il servizio militare ora lo attende, con l'ombra dei sospetti comunisti a gravare su di lui. In questo primo capitolo della trilogia, "La condizione umana: Parte I - Nessun amore è più grande" ci conduce nelle profondità di un'anima in lotta, ai margini del conflitto, con un futuro oscuro ed imprevedibile che incombe silenzioso.