Il silenzio del mare (1949)

1941, in una piccola città della Francia occupata dai nazisti. Contro la volontà dell'anziano e della nipote, i nazisti requisiscono una casa per uno dei loro ufficiali, il tenente Werner von Ebrennac, affinché vi abiti per tutto il tempo in cui si trova nella zona per affari nazisti. Come protesta silenziosa, figurativa e letterale, contro i nazisti e l'ufficiale, lo zio e la nipote fanno tutto ciò che viene loro richiesto quando l'ufficiale è in casa, ma non riconoscono la sua presenza, vivendo per lo più in silenzio quando lui è nei paraggi. L'ufficiale tratta la situazione abitativa con cura, come se fosse un ospite. Sebbene non sia un evento quotidiano, l'ufficiale inizia una routine serale con i suoi riluttanti ospiti: in abiti civili, bussa alla porta della stanza in cui si sono riuniti per la serata, entrando poco dopo sapendo che non verrà dato alcun riconoscimento per il suo ingresso, si intrattiene con loro per non più di cinque minuti prima di augurare loro una buona serata uscendo. Durante queste visite, parla con riverenza, tra le altre cose, di cultura - in particolare di musica e letteratura, dato che è un compositore e musicista - del suo orgoglio nazionale, del suo amore per la Francia e di ciò che spera possa emergere dalla guerra, ossia una Francia forte e libera, più forte di quanto non fosse prima della guerra, e del matrimonio tra la cultura francese e quella tedesca che arricchirà la vita di tutti gli europei. Nel frattempo, non si aspetta da loro né che li ascoltino né che rispondano se li stanno effettivamente ascoltando. Alla fine di quello che finisce per essere il suo soggiorno di sei mesi nella casa, egli finisce per avere un effetto profondo sullo zio e sulla nipote, nonostante tale effetto sia in gran parte non riconosciuto, così come il suo soggiorno in Francia ha un effetto profondo su di lui, aprendogli gli occhi sulla realtà della guerra in gran parte basata sulla sua prima visita a Parigi.