Cacciatore bianco, cuore nero (1990)

Nel fervore creativo di Hollywood, John Wilson, interpretato dal carismatico Clint Eastwood, è un regista di fama e di indole ardente, il cui nome è sinonimo di cinema di qualità. Notorio per le sue manie di grandezza e una dedizione senza limiti alla settima arte, Wilson è in procinto di dare vita a quella che, nei suoi sogni più audaci, si prospetta come la sua opera più grandiosa. A fianco del fidato amico e sceneggiatore Pete Verrill, personaggio dato vita dal talento di Jeff Fahey, si prepara a imbarcarsi in un'avventura senza precedenti. Avvalorato da un ardimento senza pari, il regista persuade il suo produttore, Paul Landers, interpretato da un solido George Dzundza, che l'autenticità del loro prossimo film potrà essere catturata solo tra i paesaggi selvaggi e incontaminati dell'Africa. E così, contro ogni previsione, cast e troupe si ritrovano a respirare l'aria carica di vita del continente nero, pronti a trasformare in immagini il pulsare della sua anima. Ma l'Africa non è semplice sfondo; è una sirena che con il suo canto ammalia Wilson, facendolo precipitare in una spirale di ossessione. L'oggetto del suo desiderio incontenibile è un elefante, emblema di una natura tanto maestosa quanto sfuggente, e la sua ricerca assume i toni di una vera e propria caccia, con l'ausilio dell'abile Kivu, incarnato dal giovane Boy Mathias Chuma. Quel che inizia come una deviazione innocente si trasforma in un'impresa temeraria, con il regista sempre più assente nei confronti del suo film e dei suoi collaboratori. "Cacciatore bianco, cuore nero" è un film che esplora i confini sottili tra ispirazione e ossessione, tra la creazione artistica e la sua potenziale autodistruzione. Un racconto avvincente che dipinge con intensità il conflitto interiore di un artista e la sua lotta contro le tentazioni che rischiano di condurlo alla rovina, oscurando la sua visione originale.