Oz (1997)

Dentro le mura della prigione di massima sicurezza nota come "Oz", la vita è un gioco di sopravvivenza, dove il prezzo della protezione si paga in lealtà e talvolta in sangue. Il nuovo arrivato Beecher scoprirà presto che il fragile equilibrio di Oz è retto da una gerarchia spietata di gang rivali, dalla supremazia bianca ai gangster, dai musulmani agli italiani, dai bikers ai latinos, ciascuna con le proprie regole non scritte e i propri territori contesi. Nella ricerca di uno spazio da chiamare casa, Beecher e gli altri detenuti dovranno fare i conti con la violenza, gli intrighi e le alleanze più impensabili. Sul fronte opposto, troviamo McManus, l'uomo che cerca di mantenere un ordine precario in quella che è stata soprannominata "Emerald City", un esperimento correttivo dove la tensione è sempre a un passo dallo sfociare in caos. Nel tentativo di domare il traffico di droga, le rivolte e le lotte di potere, McManus si scontra con una realtà dove le buone intenzioni spesso si scontrano con l'indomabile natura umana. E poi ci sono loro, i comprimari di questa oscura commedia umana: medici, psicologi, guardie carcerarie, ciascuno con la propria visione di giustizia e redenzione. Tra queste figure spicca suor Peter Marie, la psicologa che cerca di trovare un barlume di umanità dietro ogni sguardo perso nel vuoto. Il tutto è cucito insieme dalle parole di Augustus Hill, detenuto-filosofo che osserva e narra gli eventi con una voce che sa di saggezza e di amara consapevolezza, fornendoci una chiave di lettura che va oltre le sbarre, toccando i temi universali di colpa e espiazione. "Oz" non è solo una serie su una prigione, ma il microcosmo di una società al limite, dove ogni personaggio può essere il riflesso di una vita che fuori, nel mondo libero, è stata lasciata irrimediabilmente alle spalle.