Wampyr (1977)

Tra le strade deteriorate di Braddock, Pennsylvania, si aggira una figura enigmatica: Martin, un giovane che si proclama vampiro, avvolto nella regia cruda e diretta di George Romero. Dopo aver rivoluzionato il genere zombie, Romero adesso svela il lato oscuro dei vampiri, tracciando il ritratto di un assetato di sangue intrappolato nella banalità dell'esistenza umana. Martin, che sostiene di avere 84 anni nonostante la sua apparenza giovanile, si ritrova a vivere a malincuore con un cugino nella città industriale di Pittsburgh. Il cugino, diviso tra il dovere familiare e il disperato tentativo di redimere l'anima di Martin, cela una promessa inquietante: porre fine alla vita di Martin non appena la sua salvezza spirituale sarà garantita. Un'ombra di solitudine segue Martin mentre si muove nel suo nuovo ambiente. L'unica consolazione si manifesta attraverso un rituale sconvolgente: sedare donne con una siringa piena di narcotici, poi tagliare i loro polsi per placare la sua sete di sangue. Ma nelle ombre della mente di Martin si dipana un mondo diverso, fatto di visioni romantiche in bianco e nero di seduzione vampirica e lontane fiaccole di folle inferocite. Questi sogni spettrali sollevano un interrogativo: quanta parte della saga vampirica di Martin è frutto della sua immaginazione e quanto è terrificante realtà? La linea tra delirio e realtà si sfuma, tenendo gli spettatori sospesi in un limbo di tensione. "Wampyr" non è semplicemente un racconto di vampiri; è un'esplorazione inquietante dell'isolamento, della realtà e degli angoli più oscuri della psiche umana, un viaggio che sfida lo spettatore a distinguere la verità dalla finzione.