Meshes of the Afternoon (1943)

In una giornata sospesa tra realtà e sogno, una donna sola ritorna a casa, portando con sé una fiore appassito che sembra simboleggiare la sua stanchezza interiore. Mentre perde le sue chiavi, si appresta a varcare la soglia di una dimora che ben presto si rivelerà altro da ciò che sembra. Affranta, trova rifugio nel confortevole abbraccio di una poltrona, ma il sonno porta con sé una presenza oscura che contamina il suo riposo con una minaccia intangibile. La casa, un tempo familiare, diventa un labirinto claustrofobico, in cui versioni doppi che specchiano la sua essenza vagano attraverso le stanze, attratte da un giradischi che canta una melodia silenziosa, un telefono inutilizzato e un coltello da pane dall'aspetto sinistro. Ogni oggetto, ogni angolo della casa, si carica di un presagio inquietante. Mentre la donna cerca disperatamente una via d'uscita da questo incubo ad occhi aperti, un'ombra incappucciata si fa strada nella sua vita, depositando il flebile fiore sul letto e dissolvendosi poi nell'oscurità. Il coltello, un tempo inoffensivo, ora giace minaccioso, simbolo di un pericolo in agguato. In un ritmo circolare e perturbante, la donna assiste agli stessi eventi che si ripetono, con la sua casa trasformata in un palcoscenico di questo teatro del macabro. Un uomo entra in scena, portando il fiore al piano di sopra e piazzandolo sul letto, mentre la realtà si infrange come uno specchio. La donna è costretta a confrontarsi con il riflesso frammentato della sua esistenza. Ma come terminerà questa sequenza onirica? Si ritroverà in un incubo senza fine o riuscirà a disentagliarsi dalle insidiose maglie del pomeriggio?